Distinguersi e fare la differenza rispetto agli altri: questa è la vera sfida ai tempi del Coronavirus.
Il focus è sempre lo stesso, ovvero la qualità dei contenuti. L’evoluzione va però verso una maggiore empatia che, tramite i canali di comunicazione digitale, si traduce in una crescente e rapida personalizzazione in risposta a nuovi bisogni, generati dalle restrizioni imposte ai consumatori e dai cambiamenti divenuti necessari per la sopravvivenza.
Ognuno di noi ha oggi una grande responsabilità nell’utilizzare i social media, sia in qualità di meri fruitori di informazioni, sia come aziende, professionisti e realtà politiche, economiche e sociali che attraverso questi strumenti comunicano in maniera ufficiale. Con la perdita del canale fisico dell’interazione con i propri utenti e clienti in questo contesto di limitazione e isolamento prolungati, la comunicazione digitale ha sempre più un ruolo fondamentale nel promuovere contenuti di valore, rilevanti e attuali che richiedono perciò una ridefinizione degli obiettivi strategici e del concetto stesso di utilità. Diversi brand internazionali (e non solo) si sono riorganizzati e riconvertiti dal punto di vista produttivo, per rispondere a nuovi bisogni vitali. Qualcuno potrebbe dire: “l’hanno fatto per farsi pubblicità”. Anche sì. Ma, vista da un’altra prospettiva, si tratta di una scelta fatta per dare continuità al lavoro dei propri dipendenti, assicurando loro l’opportunità di dare il proprio quotidiano contributo personale e al servizio di un bene più collettivo. Potevano scegliere diversamente e avviare gli ammortizzatori sociali esistenti. Invece, il rendersi disponibili in un periodo di difficoltà, confusione, incertezza, equivale a promuovere un maggior senso di comunità e sostegno.
Perché è importante continuare a comunicare attraverso questi strumenti?
Perché siamo tutti diventati più avidi di informazioni e, proprio i social, sono percepiti dai più come primaria fonte di informazioni “verificabili”. Scomparire da queste piazze è un po’ come estendere l’isolamento anche a una delle poche dimensioni d’interazione rimaste.
Perché, oltre a fornire informazioni, aggiornamenti e, purtroppo, in taluni casi alimentando “fake news”, questi canali generano comunque nuovi coinvolgimenti, spunti di riflessione, inducendo e motivando discussioni sia pubbliche che private, condivisioni e nuove forme di conversazioni.
Perché in un momento in cui il traffico online sta vivendo un incremento così esponenziale (in Italia siamo al +30%) farsi trovare, ascoltare, testare, analizzare e misurare sono azioni necessarie per ottimizzare e adattare contenuti, mantenere e curare relazioni esistenti, ottenere nuovi contatti, creare opportunità.
E-commerce e implementazione di servizi online sono stati tra le prime soluzioni proposte nel settore privato e pubblico. C’è anche chi ha puntato su altri servizi come le consegne a domicilio e le offerte dedicate. Strategie ridefinite, risorse ridestinate, modalità diversificate.
Gli strumenti di digital marketing esistono, ci permettono di conoscere ciò di cui i nostri utenti e clienti hanno bisogno in questo momento. Abbiamo tutti l’opportunità di rispondere, valorizzando le richieste di ciascuno e rendendoci utili e disponibili. Distanziamoci fisicamente, nel rispetto delle normative vigenti, ma restiamo digitalmente connessi: questa nuova forma di “vicinanza” può essere certamente migliorata e, se sarà alimentata con contenuti di qualità, creerà quella nuova energia, chiamata fiducia, che tutti stiamo cercando.